di
Enzo Cei
"Ho imparato tutto dagli analfabeti
e dagli animali"
Sono nato a Pisa nel 1949 e sono cresciuto in una famiglia contadina che ha dedicato l'esistenza a coltivare la terra di un padrone e a prendersi cura dell’infermità del figlio primogenito Lino, gravemente poliomielitico, di cui, a sollievo di mamma Rampilla, sarei dovuto essere sorella.
Qui, insieme alla maturazione di una percezione istintiva, evoluta in seno a una famiglia segnata dalla sofferenza, in quella corte ho assunto i valori di quei contadini custodi di un sapere innato, dentro le radici di una civiltà millenaria proprio negli anni della sua rapida dismissione.
Così mi sono formato “imparando tutto dagli analfabeti e dagli animali”. Quindi, la scuola, cominciata a cinque anni ad anno scolastico avviato, mi porterà a inseguire gli ultimi davanti a me. Senza iscrizione, come un clandestino, fui accettato per carità verso la famiglia: “non sapevo tenere il lapis in mano”. Anni dopo, subìta una scuola che non mi riconosce, ma dove, fuori dalla mia corte, conosco l’ostracismo, lo scherno di gruppo e i nocchini per via dei numeri, per Telecom Italia e per ostinazione, mi ritroverò ad attivare le prime centrali telefoniche digitali.
Tra indulgenza e rabbia, incalzato da un patrimonio-madre dentro il riscatto delle mie origini, dagli anni Settanta, mi dedico alla fotografia di rango umanistico, personalizzando, fin da subito, ogni fase del mio lavoro: dalla scelta delle storie da rappresentare, alla condivisione del tempo di vita con i soggetti, fino alla cura della stampa in bianco nero. Stampa avviata allestendo un sotto scala con una mano e con materiale usato.
In seguito, grazie alla FIAF mi apro al confronto e, in qualità di autore socialmente impegnato, nel '95 mi fanno “Maestro della fotografia italiana”. Collaboro quindi per alcuni decenni con Romano Cagnoni, famoso fotoreporter di guerra rimpatriato da Londra; considerato fondamentale, secondo Romano, “saper interpretare le immagini per restituire nella stampa il loro significato più vero”, mi fa ristampare tutto il suo lavoro. Questa speciale collaborazione, negli anni mi mette in contatto con la grande fotografia di cui fu protagonista il foto-giornalismo internazionale.
Nel '91, sulle riviste di settore, compare l'articolo Un negativo si aggira per l’Europa, dove si mostrano le differenti versioni della stampa di un negativo di Cagnoni sul quale si erano cimentati i più esperti stampatori; saranno infine le mie mani ad imprimere nella stampa l'espressione a lungo cercata da Romano.
Anni dopo rifiuto di fare una mostra nella Galleria e stampa Ken Taranto a New York perché dimostro loro che non avrebbero saputo stampare a dovere le fotografie in grande formato di Cavatori che intendevano esporre.
Nel 2000 sono invitato a Pechino dalla Lucky Film per testare le loro pellicole in bianco nero.
Mentre mio fratello Lino morirà a 27 anni, nessuno vissuto fuori dalla madre, la natura di babbo Michele mi lascerà poco dopo insieme ai suoi ultimi respiri sulla terra. Nel ’97, con la morte di mamma Rampilla, rassegno le dimissioni a Telecom Italia e, coi figli già grandi, senza separarmene, mi distacco dalla famiglia e da ogni sicurezza materiale. Intanto i miei lavori, sempre di lunga durata e sempre connotati da intensi bianco neri, si fanno conoscere per il loro guardare l’umano dal territorio cui appartengo. Scegliendo l’ordinario come “evento”, mi muovo in ambiti sociali che non fanno né notizia né mercato.
Senza committenze, né agenti o agenzie, e senza sottopormi alle “leggi” commerciali, circoscrivo dunque la mia opera fedelmente alle mie ragioni, approfondendo le ricerche nell’ambito del lavoro, del sociale, della ricerca scientifica, del disagio, della salute pubblica. Argomenti per cui trovo le risorse sufficienti alla pubblicazione di fotolibri monotematici realizzati e curati secondo la migliore tradizione fotografica, per informare documentando.
Libri pubblicati
- Cavatori, Biblos 1993. Frutto di otto anni di ricerca sulla millenaria attività dei cavatori marmiferi delle Alpi Apuane, nei quali ritrovo il “paesaggio” dei miei contadini. L’opera, che sarà votata Libro fotografico dell’anno, ha trovato ovunque accoglienze e favori.
- Il percorso dell’idea, Bandecchi & Vivaldi ‘98. Un viaggio, durante un corso, nella parola e nella scrittura creativa;
- Vite. Follia e fotografia: cronaca di una svolta, Marsilio e Regione Toscana 1999. Frutto di anni di frequentazione, il libro affronta la malattia mentale all’interno del percorso di vita dei ricoverati negli ultimi anni di attività degli ex manicomi;
- Maschere e Maghi, Pezzini 2001. Lavorando coi maestri della cartapesta, documento la costruzione dei grandi carri carnevaleschi di Viareggio nell’ultimo anno di attività degli storici hangar viareggini;
- Il Crocifisso di Tor Vergata, Federico Motta 2001. La genesi integrale e l’esposizione del Cristo in bronzo dello scultore Stefano Pierotti, emblema della Giornata Mondiale della Gioventù 2000 a Roma. Veglia inaugurata da Sua Santità Papa Giovanni Paolo II alla presenza di oltre due milioni di giovani da tutto il mondo;
- Spazzini - Il lavoro dell’uomo nel ciclo integrato dei rifiuti, Pacini 2004. La pulizia urbana, la raccolta, lo smaltimento e il riciclo di tutte le tipologie di rifiuto;
- Carta per Carta, Matteoni 2005. Libro istituzionale acquisito da Assocarta e Comieco sulla produzione di tutte le tipologie della carta, il loro uso e il loro viaggio fino al ritorno nel ciclo produttivo;
- Qui, oggi, FIAF 2008. Monografia dedicatami in qualità di Autore dell'anno;
- Trapianti, Federico Motta Editore, Milano 2008. Il libro affronta, documentandoli in tre anni di ricerca, tutti gli aspetti connessi alla donazione e al trapianto di organi e tessuti;
- Veroli - Una terra e i suoi figli, Bandecchi & Vivaldi, 2010. Venti anni di storia dentro la comunità verolana - FR: il lavoro, il sacro, il quotidiano dei suoi figli, a cavallo del tempo, tra città e campagna;
- Puccini e la fanciulla. Anatomia di un film, Living 2011, dove si analizzano, grazie a due anni di collaborazione
col regista Paolo Benvenuti, tutti gli inediti aspetti della macchina del cinema;
- Made in Pietrasanta, Pacini Editore 2012. Dedicato agli artigiani che fanno di Pietrasanta un centro di riferimento internazionale per gli scultori del marmo e del bronzo;
- Fiori. La vita che vince. 14 storie di figli, Pacini Editore 2013. Realizzato con l'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, l’opera affronta la malattia oncologico-pediatrica accogliendo il punto di vista familiare. Il ricavato delle vendite viene devoluto a favore della ricerca contro il cancro nei bambini e ragazzi;
- Made in Graphene, Istituto Italiano di Tecnologia, Genova 2018. Il libro mostra l’opera dei ricercatori impegnati in un progetto europeo per lo sviluppo del Grafene, materiale su cui la stessa Comunità Europea ha investito un miliardo di euro per portare sul mercato le sue future applicazioni;
- Infermieri, Pacini 2018, a cura del prof. Franco Mosca. Con oltre tre anni di lavoro, il libro si fa carico di offrire un tributo di riconoscenza, di visibilità e informazione nei riguardi della categoria infermieristica, coi suoi 460.000 professionisti chiamati a rispondere alle richieste materiali ed emotive dei pazienti in tutti gli ambiti della loro professione;
- Robot creators, Scuola Superiore Sant’Anna e Centro Universitario Enrico Piaggio, Pisa 2024. Un’indagine nell’ambito della ricerca nel mondo della robotica e dell’intelligenza artificiale esposto al Festival della Robotica a Pisa nel 2024.
L’amicizia con lo scrittore brasiliano Julio Monteiro Martins e la scrittrice Laura Guidugli, risveglia in me la scrittura e nel 2012 esce Ai piedi dei miei anni, quale ritratto per “fotogrammi” di una corte contadina abitata da uomini e pratiche secolari, libro pubblicato a seguito del concorso “Edizione straordinaria”; mentre il brano Il regalo, uno dei racconti del libro, è stato selezionato dal Ministero dell'Istruzione come prova INVALSI per gli studenti del biennio superiore.
Cinema
Nel 2013 ho girato il film documentario Nato prematuro sulla condizione dei bambini nati pretermine. Girato con un finanziamento del Ministero dei Beni Culturali, il film, giudicato innovativo nel linguaggio documentaristico, è stato selezionato in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma 2013 e presentato nel 2015 al Milano Design Film Festival. L’opera, cessando l’attività della piccola Casa di Produzione, non ha avuto nessuna distribuzione.
Col regista Paolo Benvenuti ho indagato, nell’ipotesi di un film, la vita di Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù; mentre, con altri esperti, stiamo studiando il pittore Caravaggio nell’ipotesi, secondo Benvenuti, che abbia fatto uso della camera ottica.
Lavori in corso
Bits & Beats - Il volto umano nel rapporto tra medico e paziente nella medicina d’avanguardia e nella ricerca medico-scientifica.
Cavatori 2. Dopo Cavatori pubblicato nel ‘93, il volume raccoglierà 40 anni di storia dentro il lavoro dei cavatori del marmo delle Alpi Apuane.
Assumendo il mandato delle mie origini, con la forza delle passioni, do fondo all’opera che potrà farmi riconoscere “giusto” ai miei occhi: è una storia di alterazione atomica, di fuga radioattiva, mutazioni impietose sul volto del male che mostro, oltretutto, con l’osare di una scrittura a espandere i confini delle immagini. Una sfida da farmi dire: “Da questa storia o se ne esce uomini o pezzenti”. Infatti, coi volontari dell’Associazione Umanitaria Yra, do il mio tempo agli Istituti-orfanotrofio e alle famiglie con figli malati nelle aree a Sud-Est della Belarus maggiormente irradiate dallo scoppio della centrale nucleare di Chernobyl nel 1986.
È una realtà che espone i miei vecchi saperi al potenziale della nuova età: fotografie e testi come composto buono a ricordare le dolorose conseguenze di quel tragico evento e per accogliere ancora, a scopo “terapeutico” quei bambini da noi. Nel 2024, curo il libro commemorativo dei 30 anni di benefica attività dell’Associazione: l’opera si conclude con 45 bianco neri del curatore che guardano in faccia il volto duro di quelle realtà.
Negli anni ho scritto 300 pagine di vario genere: quelle amare dettatemi da una spelonca di bosco abitata in qualità di capo branco canino: titolo assegnatomi da Brenda, femmina dominante di cani di monte che mi ha insegnato il vero volto dell’istinto. Sono testi cinti d’assedio con le parole a sfiorar le ombre del romitaggio; sono righe nel verso d’una candela; trascrizioni di fotografie incise sulla pelle. E tante note degli occhi che si accordano con la riscoperta ad Est di un’umanità conosciuta e persa: l’accoglienza, la cultura della terra, la fede, le solennità, la solidarietà, la gratitudine anche per i figli altrui; ma anche il volto duro e sincero della natura durante un lungo periodo di ghiaccio di villaggio in villaggio. Coi passi sui ramponi registro la loro dignità di fronte al male.
Lassù, in quel buco di pietra, cani e vento, rivisito una memoria legata là sotto: a una cinta di cimitero dove sono raccolte le madri e i padri del sapere e del sentire. Eppoi ancora giù parole che, da quello speciale punto di vista, dicono, chiedono, si danno a una storia che non cede: sono voci d’inchiostro a cercar di non sporcare un bianco di pagina, calda e umida di sé.
Nel ‘96, su incarico del direttore del museo della Hofstra University di New York, ho interpretato la personalità di alcuni artisti figurativi realizzando il catalogo Imago’96 accompagnato da una mostra nello stesso museo.
Tra gli ingegneri che operano nei laboratori dello CSELT di Torino, nel 2005 ho eseguito, per conto dello stesso Istituto, un lavoro sulla ricerca e il testaggio delle apparecchiature di telecomunicazione più avanzate.
Nel 2015, nei giorni in cui si avviava a Taranto il processo Ambiente svenduto a carico dell’Ilva, proietto il reportage Neonati a Taranto; 45 scatti che documentano la cura immensa che esige il micro mondo di bambini nati prematuri.
Nel 2019, promosso dalla cooperativa sociale La mano amica, Lucca, realizzo Case in cui racconto la giornata delle persone disagiate psichicamente che stanno cercando di ritrovare autonomia e piena cittadinanza sociale.
Nel 2025, per un periodo, sono ospite dei frati olivetani di San Miniato al Monte. È il silenzio delle pietre nel giro d’una chiostra; le tuniche incappucciate di bianco col messale sui passi; il cibo caldo d’un canto gregoriano; un cipresseto a memoria dei caduti; una celletta cattedrale del mio riposo. E ancora Stefano, Colombano, Bernardo, Rainer, Alex, Benedetto…, inchino di padri accoglienti le mie mancanze da disobbedire.
Ho avviato un foto-racconto di due gemelle ventitreenni tetraplegiche dalla nascita (sane di mente, possono comunicare solo con gli occhi). Il libro intenderà portare alla luce l’eccezionale portato di fiducia, forza e coraggio messo in campo dalla famiglia nel trasformare le gravi difficoltà in occasioni di ricerca ed espressione dei talenti delle ragazze per i benefici altrui. Come uno di famiglia, racconto il vero e proprio inno alla vita che ha supportato le gemelle nel loro percorso diplomandole infine “Maestre d’inclusione”. Da qui, l’amore, l’amicizia, lo stare insieme che porta dalla diversità, all’inclusione, al talento, al dono. Perché il cuore batte lì. Dove la vita dispiegò le ali. Sotto la volta del vento.
“Oggi so di aver piantato i denti da latte nel pane degli ultimi analfabeti; di aver intinto il pennino nei loro rozzi palmi di mano, piatto di scuola e di memoria”.
Per vedere “Nato prematuro”: vimeo.com/78221426 Password: np
www.enzocei.com
Enzo Cei,
Born in Ghezzano (Pisa) in a family of farmers, self-educated in the
1970s, he started to deal with narrative photography by choosing
ordinary events forming stories deeply rooted in the territory to which
he belonged.
To stick to facts – which he was used to – he has organised his
activities without complying with the laws of the market, and developed
his projects for decades, if necessary.
In labour, traditions, the health sector, social life and the arts
he finds the ideas and resources to publish his books, which he edits to
make sure that they fully comply with their ultimate goal, i.e.
informing through documents.
His work combines human relationships and factual knowledge in
all-embracing natural light; then, repeated and stubborn dark room
procedures will convey the importance of the ideas contained in his
photographs.